Ila. Ogni mattina mi sveglio, la chiamo e aspetto. Lei arriva, mi lecca le mani e mi regala un sorriso. Usciamo. Mi volto e vedo il fantasma della mia cagna che affronta il viale all’ingresso del parco. Arranca lenta, in affanno…
Rai Cultura presenta “Gli album di Marco Paolini”, in onda domenica 2 novembre su Rai Storia alle 21.30 – ch.54 del Digitale terreste e ch.23 TivùSat. Rai Storia propone il progetto di Marco Paolini, gli Album, monologhi teatrali costruiti lungo un arco temporale che va dal 1964 al 1984. I personaggi – Nicola, Ciccio, Gianvittorio, la Norma, Nano, Cesarino e Barbin – passano da un Album all’altro in una sorta di romanzo di iniziazione; tuttavia ogni capitolo può essere visto separatamente dagli altri. Paolini racconta le loro storie intrecciandole a quelle di una provincia del Nord Italia e di una generazione, la sua, che negli anni ‘70 vive l’adolescenza e la giovinezza e che, per emanciparsi dal controllo del prete del paese, si interessa di politica. Non è autobiografia, ma biografia collettiva in dialetto veneto. Gli Album vogliono essere un riscatto per quella generazione: “Chi ha provato a raccontarla– spiega Paolini – ha raccontato sempre chi si è perso”.
Oltre lo sguardo, la mostra dedicata a Steve McCurry propone il suo lavoro in una nuova prospettiva che, a partire dai suoi inimitabili ritratti, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio,,,
29 ottobre 2014
“… Col Nazismo ero qualcuno, dopo non sono stata più niente”. Mi raggelò. E se lei, nel 1941, aveva deciso di non volere questa figlia, ora ero io a non volere questa madre!”
Uscito nel 1995 Il rogo di Berlino (Adelphi) di Helga Schneider racconta la storia dell’infanzia dell’autrice durante gli anni del nazismo. Il libro apre con Helga incontra la madre che non vede da trent’anni. Siamo a Vienna nel 1971 e lei è accompagnata dal figlio. Sarà un incontro traumatico con una vecchia che, a suo tempo entrata volontaria nelle SS, vive di nostalgie e ricordi tanto da conservare la vecchia uniforme nazista come un cimelio religioso. La Schneider trova la forza di riattraversare la storia della sua infanzia con rabbiosa determinazione, tornando a rivivere un percorso allucinante fatto di fame, solitudine, terrore, i bombardamenti e la vita nel rifugio in cantina, una prigione obbligata. Tutto ciò nella cornice di una Berlino completamente distrutta.
27 ottobre 2014
Quando ero molto giovane credo di avere letto tutto o quasi tutto ciò che ha scritto Gerald Durrell e negli anni ho regalato spesso alcuni suoi testi a giovani amici. Il libro che ho distribuito con maggiore frequenza è senza dubbio La mia famiglia e altri animali (Adelphi). Narra la storia del periodo che l’autore, ancora ragazzino ha trascorso sull’isola di Corfù, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti stemperati in una atmosfera di felicità contagiosa per il lettore. Nel capitolo introduttivo Durrell dice: “Mi sento in dovere di sottolineare che tutti gli aneddoti sull’isola e sugli isolani sono rigorosamente veri. Vivere a Corfù era proprio vivere in una delle più scintillanti e farsesche opere buffe”. Attraverso la sua scrittura un po’ della sua felice esperienza è passata a noi.
“È un’illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. Henri Cartier-Bresson
Le vecchie fotografie aiutano a riandare indietro nel tempo e sono un aiuto prezioso per coloro che vogliono ricostruire il percorso di una vita. Tuttavia una fotografia non sostituisce un ricordo né serve a dargli precisione, piuttosto suggerisce un’idea di ciò che è stato, è uno spaccato sul passato all’interno della chiave di lettura che ne possiamo dare nel momento in cui ci passa per le mani. L’immagine evoca altre cose: voci, odori, sapori, emozioni e desideri. Solo allora quando immaginazione e perfino invenzione l’arricchiscono, assume la consistenza del ricordo. In quel preciso momento dobbiamo fare attenzione a quella particolare cosa, forse un fatto insignificante, un’istantanea apparentemente priva di senso che all’improvviso prende vita ed evidenza dentro di noi. Da lì dobbiamo partire, da quel dettaglio che affiora, a prima vista banale e tuttavia tenace, che per noi ha un significato o comunque è il capo di un filo che dobbiamo afferrare per dipanare i nostri ricordi più veri, davvero importanti per noi.
La Fondazione Cineteca Italiana presenta Il vizio dell’arte, rassegna in otto film che riflettono sul mondo del teatro, indagandone il senso più profondo. Al teatro Elfo Puccini, dal 21 ottobre al 16 novembre prossimi, andrà in scena,,,