Il bar delle grandi speranze di J. R. Moehringer

Biografie By Ottobre 11, 2014 No Comments

11 ottobre 2014

 

index-webMalinconica e divertente, l’autobiografia di J. R. Moehringer edita da Piemme è l’avvincente racconto della lotta di un ragazzo per diventare uomo e un indimenticabile ritratto di come gli uomini rimangano, nel fondo del loro cuore, dei ragazzi perduti. Cresce con l’orecchio schiacciato contro la radio per ascoltare la voce del padre, un disc-jockey di New York, che ha preso il volo quando lui era ancora piccolo, e avendo come riferimento la madre, il suo mondo, la sua roccia, ma lui cerca anche qualcosa di più, qualcosa che riesce, debolmente ma ossessivamente, ad avvertire solo in quella voce maschile. A otto anni, quando anche la voce alla radio scompare, J.R. scappa disperato fino al bar all’angolo, e lì scopre un nuovo mondo e un coro turbolento di nuove voci. Sono poliziotti e poeti, allibratori e soldati, star del cinema e pugili suonati, la varia umanità che si rifugia al “Dickens” per raccontare le proprie storie o scordare i propri guai. E così, grazie a quel coro di voci, diventa grande.

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Il male addosso di Sandra Verda

Biografie By Ottobre 10, 2014 No Comments

10 ottobre 2014

images-web“…l’unico valore della mia vita, la forza del pensiero. È stata la forza del pensiero e non i farmaci ad aver ammazzato il vero male addosso consentendomi di vivere bene”. Uscito nel 1994 per Bollati Boringhieri il libro di Sandra Verda ha come protagonista la stessa autrice che, a sedici anni, scopre di avere il morbo di Hodgkin, un tumore particolarmente feroce che accompagnerà il suo sviluppo fino all’età adulta. Il male addosso racconta un percorso in cui la speranza si alterna continuamente a ricadute e riprese. La tenacia e la determinazione di questa giovane donna, tanto innamorata della vita da non lasciarsi mai andare, riescono a vincere. Forse è proprio alla sua capacità di resistere che Sandra Verda deve l’uscita finale da un incubo durato lunghi anni. Il ricordo e l’esperienza del dolore vissuto e, probabilmente, la voglia di testimoniare il suo esserci, nonostante tutto, l’hanno indotta a raccontare la sua storia.

 

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Professione Ghost Writer: cos’è la cartella editoriale?

Scritture&Scrittori By Ottobre 9, 2014 No Comments

IMG_0542-1.jpg-webPrima di tutto precisiamo: i libri non si misurano a peso e neppure conta quanto sono spessi in centimetri, quel che vale è soprattutto la qualità composta da diversi elementi, alcuni oggettivi altri soggettivi, ma questo è un discorso di tipo diverso. La scrittura ha comunque una propria unità di misura: la cartella editoriale pari a 1800 caratteri, per convenzione indicata in 30 righe da 60 battute (spazi inclusi). Nata come strumento dell’attività giornalistica, cui serviva un’unità di misura per calcolare i pagamenti degli articoli, è utilizzata in ambito editoriale per avere idea delle dimensioni di un’opera. Con l’avvento dei computer l’indicazione sul numero di righe, 30 da 60 battute, è divenuta obsoleta poiché varia in relazione al carattere utilizzato e al tipo di impaginazione. Calcolare di quante cartelle è composto un testo su file di Word per Windows è facilissimo: basta andare su Strumenti – Conteggio Parole e dividere la cifra alla voce “Caratteri (spazi inclusi)” per 1800.

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Professione Ghost Writer: il coraggio di raccontarsi

Scritture&Scrittori By Ottobre 7, 2014 No Comments

scrivere-per-il-web-seo-copywriting1-webNel libro On writing, autobiografia di un mestiere, Stephen King cita l’insegnamento che gli ha dato John Gould assumendolo come cronista sportivo: “…scrivi con la porta chiusa, riscrivi con la porta aperta. In altre parole ciò che scrivi comincia come una cosa tutta tua, ma poi deve uscire. Dopo che hai ben capito che storia è e la scrivi nella maniera giusta … appartiene a chiunque abbia voglia di leggerla. O criticarla”. Si tratta di una regola generale che ha un’applicazione particolare nell’ambito della scrittura a quattro mani. Spesso lavoro con narratori che mi sottopongono i loro appunti, di solito scritti per sé, note stese magari in tempi anche lontani solo per fermare su carta ricordi e sensazioni, stilate senza il timore di venire letti o di dovere essere interpretati. Ecco un esempio di “scrittura a porta chiusa” cui fa riferimento King, sviluppata nell’ambito autobiografico. Chi inizia a raccontarmi la sua storia spalanca quella porta. Insieme esploriamo il passato, io entro nella vita di un altro, cerco di fare mie le emozioni che ha vissuto. Insieme scopriamo cose nuove. Il narratore accoglie la diversa forma di una storia, la sua, che condivide con me e, attraverso la scrittura, con chiunque la vorrà conoscere. Spesso alla fine del racconto chi narra scopre un lato inedito di sé. Il ghost writer impara sempre molto. Ci vuole coraggio per esplorare con onestà il proprio passato.

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