Per fare un ghostwriter ci vuole uno scrittore, intendo uno scrittore professionista e non un hobbista della penna. Per chiarezza questo è il requisito minimo, la base da cui partire; la professione dello scrittore fantasma richiede tutta una serie di altre competenze che non si possono improvvisare (vedi info su Ghostwriting_InLab). Tuttavia il mestiere di scrivere è la prima cosa da imparare, un traguardo cui si può ambire con impegno e fatica leggendo tanto, scrivendo tanto e frequentando qualche buona scuola di scrittura, avendo cura di scegliere i migliori maestri.  Quando avrai compiuto il percorso di apprendimento, e ci vogliono anni, non illuderti di essere arrivato: sei solo a un nuovo inizio. Per fare bene il lavoro di ghostwriter dovrai continuare a metterti in gioco,  a imparare e a confrontarti perché chi ha l’ambizione di lavorare come scrittore, sia pure fantasma, sa bene che fare meglio è un obiettivo che si rinnova di continuo.

Fare il ghostwriter è un mestiere che non prevede scorciatoie:
devi dare sempre il meglio.

Lo so che il mio discorso può scoraggiare molti aspiranti scrittori fantasma, di certo non può piacere a quelli che pensano che “tanto cosa ci vuole, ma quante scene fa quella lì”.  Vedete, lo scrittore fantasma non può arrampicarsi sugli specchi, fingere di essere quello che non è, millantare, lasciare credere al potenziale cliente/narratore d’ avere scritto quel libro in cui però il suo nome non figura neppure in fondo ai ringraziamenti. Sì, c’è chi lo fa e regolarmente si mette in guai seri.
Lo scrittore fantasma è la penna che dà concretezza ai sogni dei narratori che gli affidano le loro storie.
Allora, se non avete voglia di impegnarvi seriamente lasciate perdere, altrimenti mettetevi al lavoro sapendo che il percorso sarà lungo, ma vi potrà regalare molte soddisfazioni. Cominciate da qui:

La scrittura non ammette improvvisazione.

Nell’autunno del 1958 Raymond Carver si iscrisse al corso di Scrittura Creativa 101 al Chico State; il docente era “un certo John Gardner un insegnante appena arrivato, ma già circondato da un alone romantico e misterioso”. In seguito Carver descrisse così il metodo del suo professore: “Agli aspiranti scrittori di racconti che frequentavano il suo corso, Gardner richiedeva un racconto tra le dieci e le quindici cartelle. Chi voleva invece scrivere un romanzo – mi pare ci fossero due o tre anime con questa ambizione – doveva sottoporgli un capitolo di circa venti pagine, più uno schema del resto della trama. Il bello era che sia il racconto che il capitolo del romanzo potevano essere riscritti anche dieci volte nel corso del semestre prima che Gardner ne fosse soddisfatto. Uno dei suoi principi fondamentali era che uno scrittore scopre quello che vuole dire mediante un continuo processo consistente nel vedere quello che ha già detto. E questa visione, questo processo di messa a fuoco della visione, si otteneva mediante la revisione.  Gardner credeva nell’efficacia della revisione, nella revisione senza fine; era una cosa che gli stava molto a cuore e che, ne era convinto, era importantissima per gli scrittori, in qualsiasi fase di sviluppo si trovassero. Non sembrava mai perdere la pazienza nel rileggere un racconto di un suo allievo, anche se l’aveva già visto in cinque stesure precedenti… Per lui il racconto è qualcosa in cui si possono distinguere un inizio, un centro e una fine”.

Citazioni da  Carver _Il mestiere di scrivere_Einaudi

 

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