Le guerre sono tutte uguali, quelle del nostro passato, quelle che sono attorno a noi adesso e perfino le altre, quelle del futuro di cui non sappiamo ancora niente. Portano morte e sofferenza e, poiché si ripetono sempre, non ci insegnano nulla oppure siamo noi a non avere memoria, a non capire. Il risultato è lo stesso.
Molti di coloro che hanno vissuto un conflitto,  preferiscono evitarne il ricordo. C’è anche chi, al contrario, vuole liberarsi, raccontare, come Tessa Krevic, cresciuta sotto le bombe, in mezzo alla violenza. Io ho raccolto la sua storia e, in qualità di ghostwriter, l’ho scritta in Tessa e basta, un libro coinvolgente, che insegna molte cose.
Per esempio, appena prima dello scoppio della guerra in Croazia, la propaganda gestita ad arte aveva diffuso un’atmosfera tesa, un senso di diffidenza, un odio pretestuoso tra persone che fino  ad allora erano state amiche. Accadde qualcosa di inspiegabile perfino per i vecchi che pure avevano alle spalle il ricordo di altri conflitti. Il nonno di Tessa Krevic, la protagonista di Tessa e basta, fu costretto a vivere questo profondo disagio: “Quando Matej se ne era andato, avevo interrogato il nonno tirandogli la manica della giacca. «E io, Tessa, chi sono?» Volevo una risposta. Lui mi diede una carezza spenta sui capelli, poi disse: «Tu sei Tessa. Tessa e basta, ricordatelo sempre»”.
Qui un breve estratto da Tessa e basta, romanzo autobiografico, attraverso un contributo in voce.

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