Mi tocca andare a New York e lo faccio controvoglia.  “Sei matta”, mi criticano gli amici. “Vorremmo essere noi al tuo posto”. Sì, ma io ho nove ore da trascorrere in volo e non so come scavallarle. Quando penso a questo lasso di tempo sospeso, immagino un vuoto impossibile da riempire. Non ci sarà nulla in grado di distrarmi dal disagio che mi procura volare, e qui si parla di un malessere che dovrò subire per cinquecentoquaranta minuti. Niente mi potrà consolare: nessun libro, film, musica e neppure una delle fantasticherie in cui spesso mi perdo, ricamando trame complicate con dentro personaggi reali, da cui ogni tanto nasce un’idea che, magari, mi aiuta a comporre una delle storie che scrivo come ghostwriter. Però devo essere pratica e assumere un diverso punto di vista che mi aiuti a superare il volo, la parte spiacevole del viaggio. Concentriamoci sul dopo. Di sicuro la Grande Mela non è mai stata al primo posto nell’elenco dei viaggi dei miei sogni; l’Oriente, la Cina in particolare, sono mete più nelle mie corde e poi c’è tutto quello che mi manca ancora di vedere della vecchia Europa.
A proposito cosa c’è di particolarmente vecchio, se non di antico, da vedere a New York? Lower Manhattan, la zona più antica di New York, il quartiere di Wall Street, dove si trovavano le Twin Towers, che ho scoperto essere il luogo del primo insediamento da cui è nata la Grande Mela.
Allora, tanto per non arrivare impreparata, provo a stilare quello che potrebbe essere il percorso ideale del mio primo giorno a New York. Una volta giunta al capolinea di Broad Street (metro della linea J), nella parte più meridionale di Manhattan mi avvierò a Battery Park che prende il nome da una batteria di cannoni posti a difesa del forte costruito lì nel 1812. Pare che dalla passeggiata che costeggia il fiume si goda di una straordinaria vista sulla baia di New York; da qui partono i traghetti che portano alla statua della Libertà  e a Ellis Island. Tra l’altro è proprio a Battery Park che nel 2005 i costruttori che lavoravano su una nuova stazione della metropolitana South Ferry hanno trovato i resti di un muro di pietra di 200 anni prima, la più antica struttura esistente a Manhattan. Insomma, nella Grande Mela i piani del vecchio e dell’antico si confondono e la cosa mi fa sorridere.
Battery Park è anche uno dei set che Spike Lee ha scelto per girare La 25a Ora con Edward Norton e Barry Pepper. Il film, uscito nel 2002, racconta la storia di Monty Brogan durante le ventiquattro ore che trascorre in libertà, prima di essere incarcerato per una condanna a sette anni per spaccio di droga. In questa ultima giornata, Brogan vaga per il suo quartiere in compagnia della sua ragazza e dei due più cari amici, riconsiderando la sua vita fino a quel giorno. Ricordo bene il film che tra l’altro mostrava la New York post 11 settembre, in cui Edward Norton recitava in modo magistrale, mi era piaciuto moltissimo. In particolare rammento il monologo di Monty che, a modo suo, suggeriva un percorso di New York un po’ fuori dagli schemi.
E poi c’è anche una citazione di Oliver Sacks in cui mi sono imbattuta per caso; rispecchia il mio modo di sentire questo viaggio e la musica di Bach che sto ascoltando mi fa sentire la nostalgia per un luogo in cui non vorrei andare, ma di cui forse sentirò la mancanza: “Durante il mio giro in bici mattutino per Battery Park, mentre mi avvicinavo alla punta di Manhattan, ho sentito della musica e mi sono unito ad un gruppo di persone sedute e rivolte al mare per ascoltare un ragazzo che suonava la Partita n.2 in re di Bach con il suo violino. Quando finì e la folla si disperse silenziosamente, era chiaro che la musica avesse portato a tutti un po’ di consolazione, in una maniera che le parole non avrebbero mai potuto fare”  (da Musicofilia di Oliver Sacks).
Sì, ho deciso, comincerò a conoscere New York proprio da Battery Park.

Immagine dal web Battery Park, New York sotto la pioggia

Share: