Tra le cose che ho letto in questi giorni c’è un testo che titola “Serve “sembrare scrittori” per esserlo?” pubblicato su l’Indiscreto e tratto da Vite in vetrina di Edoardo Zuccato, professore associato di letteratura inglese, autore e traduttore.

Zuccato ha come obiettivo di definire cosa abbia significato in passato e cosa significhi oggi “sembrare scrittori” e per farlo prende in esame una carrellata di autori dal 1800 fino ai giorni nostri mettendo in relazione la storia della letteratura, le vite degli autori e i parametri di giudizio adottati dai lettori.

Tra l’altro scrive: “Nel quadro della globalizzazione, la visibilità e la fama di un autore dipendono in misura sempre più ridotta da criteri estetici, di cui oggi meno che mai esiste una gerarchia condivisa, e sempre più dalla capacità di venire incontro alle aspettative del pubblico, incarnando certe immagini sedimentate di scrittore che la società moderna ha reso possibili da duecento anni a questa parte. È evidente che qualunque narrazione biografica o autobiografica trasforma un individuo in un personaggio da romanzo. Tra gli infiniti momenti di un’esistenza ne vengono scelti alcuni a cui si attribuisce un significato, alla luce del quale tutto il resto viene interpretato. Come disse Freud a Arnold Zweig, che si era proposto come suo biografo, «Chi diventa biografo, si impegna a mentire, all’occultamento, all’ipocrisia, all’edulcorazione e perfino alla negazione della sua incomprensione, giacché non è possibile avere la verità biografica, e, se la si avesse, non servirebbe a niente». Che cosa accade, allora, quando si impone una concezione della letteratura impregnata di biografismo?”

Seguendo Zuccato salta all’occhio come raramente vengano prodotte opere “complete in sé” cui “la vita dell’autore non aggiunge nulla”, al contrario “In moltissimi esempi recenti, convenzionalità estetica e convenzionalità esistenziale viaggiano a braccetto: opere formalmente mediocri dovrebbero trovare compimento in vissuti che vorrebbero essere di straordinaria intensità, mentre sono solo le stanche ripetizioni di modelli canonizzati. E che, in ogni caso, poco o niente hanno a che fare con il valore estetico delle pagine da loro pubblicate”.  Dunque è stabilito che sono l’efficacia con cui lo scrittore rappresenta se stesso, il suo modello biografico, l’essere di moda, e di successo, che costruiscono la sua fama, e non da oggi.

Il percorso in cui ci guida Zuccato è interessante e istruttivo – trovate il testo integrale qui –, leggendolo ho imparato parecchie cose, altre le ho viste sotto una nuova luce. La lettura di questo testo potrebbe essere utile per chiunque intenda affrontare un progetto di scrittura, anche per coloro che scrittori non sono e magari visitano le mie pagine accarezzando l’idea di scrivere il libro della vita.

ghostwriter scrivere autobiografiaPer mestiere scrivo le storie degli altri e so bene quali e quante possono essere le vie che conducono le persone a innamorarsi dell’idea di scrivere una storia, la loro storia. Quando l’autore non dispone della cassetta degli attrezzi dello scrittore, in qualche caso anche quando ce l’ha, fa ricorso a un ghostwriter. La collaborazione prevede che una coppia di sconosciuti, un narratore e uno scrittore, realizzino l’autobiografia del primo. I risultati della scrittura possono essere molto diversi in relazione a una serie di variabili che ho in parte analizzato in altri post.

In questo tempo disgraziato dominato dalla pandemia ricevo una quantità impressionante di richieste di collaborazione: tutti vogliono scrivere e pubblicare, cala la domanda di libri privati; nella maggior parte dei casi chi mi contatta non ha quasi alcuna consuetudine con la lettura, tuttavia vuole proprio un libro per esserci, comunque. Filtro con attenzione gli incontri cui dare seguito, tuttavia torno ancora a porre l’accento sul motivo per cui il narratore si mette in movimento per scrivere di sé, da autore o facendo ricorso a uno scrittore fantasma. C’è una domanda cui questa persona dovrebbe cercare di dare una risposta prima di avviare il progetto: quali sono i motivi per cui voglio scrivere e pubblicare la mia  storia? Senza una riflessione onesta rischierà di compiere un errore non da poco.

Per dirla con le parole di Zuccato: “L’unica cosa certa oggi è che sempre più vita viene venduta come arte, nella convinzione che non vi è arte se non mettendo la propria esistenza in vetrina”. Io aggiungo che forse per alcuni non c’è più vita fuori dalla vetrina.

Altre info sul ghostwriting:
Scrivere di sé Vs scrivere un romanzo autobiografico-1°parte
Scrivere di sé Vs scrivere un romanzo autobiografico-2°parte
E tu come la racconti la tua vita?
Quanto costa farsi scrivere un libro?

Immagine in apertura di-Meryl-Katys-da-Pixabay
Immagine nel testo di Yerson Retamal da Pixabay

 

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