Negli ultimi anni è andato crescendo il numero delle proposte di lavoro che ricevo via email e, sigh, anche attraverso i social. Fa sorridere l’idea che in un Paese tanto spaesato nei confronti della cultura in generale e della letteratura in particolare (in Italia quasi nessuno legge), siano così numerose le persone interessate a scrivere un libro. Tolte le richieste che riguardano la scrittura di saggi divulgativi che rappresentano un capitolo a parte, la stragrande maggioranza delle proposte è relativa alla scrittura di autobiografie e spesso ciò vale anche quando il narratore si propone dicendo “è da tempo che ho in testa una storia“, infatti talvolta scopro che dietro “l’idea di un romanzo” si cela una storia personale che l’autore teme di rivendicare come propria. Su quest’ultimo punto ci sarebbe parecchio da dire, magari prima o poi ne scriverò.

Molti degli aspiranti autori che mi interpellano non conoscono la differenza tra un’autobiografia, un romanzo autobiografico, un memoir: i più desiderano intestarsi un libro magari di duecento pagine e, per contro, sono altrettanto parchi di parole. Infatti risolvono la loro richiesta in una riga: “Voglio scrivere un libro con la mia storia. Quanto costa?

In questi casi non do seguito alla richiesta; se avessi tempo da perdere risponderei con un altro quesito: “E lei che tipo di vita ha da mettere nero su bianco? Lunga, corta, mediana? Cosa contiene: una storia avvincente, un amore come tanti, un dramma familiare? O che altro? Oppure di professione lei fa il domatore di tigri e l’esploratore in Antartide? O è un Personaggio desideroso di svelare chissà cosa? Che tipo di ricerche e di approfondimenti e di esperienze dovrò fare per tradurre in un romanzo la sua storia?”

Magari costoro pensano di poter quantificare la loro vita così come si compra al mercato un chilo di mele, che poi neanche quelle costano tutte uguali; ci sono le Stark Delicious, le Granny Smith, le Royal Gala, le Fuji, le Annurca e tante altre, fino alle Pink Lady che a dire il vero non mi sono mai piaciute.

Siate sinceri, una domanda fatta così merita una risposta? Io dico di no, almeno non se è posta in termini così perentori, perché considero che magari la persona che mi pone il quesito potrà anche avere una bellissima storia da raccontare, ma non sa attribuire alle vicende che ha vissuto il giusto valore.

Per capirci, se volete collaborare con me navigate il mio sito, leggete qualcuno dei post in cui parlo di ghostwriting e magari anche uno dei libri che ho scritto e firmato (di quelli che scrivo come fantasma non posso dire nulla, è ovvio). Avrete modo di acquisire una serie di informazioni sul mio conto e sul mio metodo di lavoro.

Quando mi contattate presentatevi, ditemi chi siete, quanti anni avete e raccontatemi in sintesi il vostro progetto di scrittura. Spiegatemi anche perché volete realizzarlo, cosa vi spinge a raccontare, quali sono i vostri obiettivi, se volete un libro privato o intendete pubblicare, e che cosa vi aspettate dallo sviluppo della vostra idea. Dopo che avrò ricevuto queste informazioni potremo eventualmente parlarci, incontrarci, valutare… e sì, sarò anche in grado di dirvi quanto vi verrà a costare.

Se tenete al vostro progetto di scrittura, se gli attribuite un valore (ora non parlo di soldi), dovete gestirlo con cura, perfino con passione. Una domanda mal posta come “Cosa costa la scrittura di un libro autobiografico?” non è l’approccio ideale; dal mio punto di vista è un modo sciatto di trattare una vostra idea, in fondo voi stessi.

Per esperienza posso dirvi che in certi casi spesso la spinta a scrivere nasce da un capriccio, dalla voglia di avere un selfie gigante da squadernare con il vostro nome in copertina, un tomo come un narciso all’occhiello della giacca.

Forse se l’obiettivo di scrivere un libro serve solo a soddisfare la vostra vanità, prima di contattarmi domandatevi: “La mia storia quanto vale?“.

“La vita è come l’impronta
che lascia una gru solitaria  sulla neve,
visibile per un attimo e poi non più”.
Su Dongpo, Cina – XI Secolo

Per più info naviga il sito. Se vai di fretta comincia da qui:

Scrivere di sé Vs scrivere un romanzo autobiografico-1°parte

Scrivere di sé Vs scrivere un romanzo autobiografico-2°parte

E tu come la racconti la tua vita?

Scrivere per mestiere, con passione

I ricordi sono appesi a un filo

Scrivere un libro in due: io, ghostwriter, ascolto al tua voce

Immagine dal web: René Magritte_“La camera d’ascolto” o “La chambre d’écoute”( 1958, olio su tela, 38×46 cm, Zurigo, Kunsthaus, donazione Walter Haefner) “L’amore dell’ignoto equivale all’amore della banalità: conoscere e pervenire a una conoscenza banale; agire è cercare la banalità dei sentimenti e delle sensazioni. Nessuna associazione di cose rivela mai che cosa possa riunire tali cose diverse: nessuna cosa rivela mai che cosa può farla apparire allo spirito. La banalità comune a tutte le cose è il mistero. “In quest’opera è rappresenta una banale mela che rivela la sua esistenza occupando tutta la stanza”. Cit. da Simbologia della mela


 

 

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