Siamo di nuovo con un piede nel Natale e per me non dovrebbe essere un problema fare gli Auguri. Di professione faccio la scrittrice, racconto le vite degli altri, ne ricavo soprattutto romanzi ispirati a storie vere, memoir. In forma letteraria contribuisco alla resa dei conti nell’esistenza delle persone che affidano a me le loro storie. Io le filtro e restituisco loro una verità, quella che andremo a svelare lavorando insieme e che per noi sarà comunque la migliore delle verità possibili.

“La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.
Gabriel García Márquez

Ora in prossimità della fine dell’anno tutti, dai media agli amici, propongono un noioso sciorinare di bilanci globali e personali in cui talvolta prevalgono trame tanto orribili da richiamare i contenuti di certi romanzi distopici; si tratta di un genere letterario in cui, in sintesi, avviene il rovesciamento in negativo di un’utopia. A me i distopici piacciono, mi affascinano e mi inquietano perché non è raro che anticipino la realtà e dunque leggo, chiudo il libro, rifletto magari affacciata alla finestra, e scopro che la trama nata nella testa matta di chi l’ha scritto continua a svolgersi nel presente, là fuori. È la realtà proposta dalle menti libere, dalle fantasie più sfrenate: ci viene incontro, ci sommerge.

Adesso un’amica mi chiede quali siano i miei buoni propositi per l’anno nuovo, vuole indicazioni spicciole e di buon senso, cose pratiche. Mi raccomanda: “Non farmi una tirata su ciò che va male, ti prego, né sulla situazione socio-economica-politica italiana e mondiale. Non possiamo salvare il mondo”.
La mia amica è una persona pratica e mi conosce bene. La voglio accontentare, proviamo a salvare almeno noi stessi.

Allora da dove cominciare con la lista dei buoni propositi ordinari? Dai più banali. Al primo posto metto la salute, spero di avere la fortuna di mantenermi sana, ce la metterò tutta per conseguire il risultato; per i libri, vorrei leggere meglio, non di più ma con più concentrazione. Il disagio di questi tempi cupi è anche distraente; un’altra cosa che ho cominciato a fare già da qualche tempo, e che farò meglio in futuro, è evitare di spendere male il mio tempo. Chi può comprenda e faccia una riflessione. Per il resto, ho un paio di nuove cose che mi terranno occupata per tutto il prossimo anno, libri da scrivere, persone da conoscere. Il buon proposito migliore è vivere con consapevolezza quel che c’è di buono senza ostentazione e ricordando sempre gli altri, i più sfortunati, la guerra, le malattie. Nonostante tutto cercherò con disperata determinazione di sorridere di più e magari di recuperare perfino qualche risata.

Ce la potrò fare? Lo spero, però non sono ottimista.
Siamo ancora e più che mai nel Ha da passà ‘a nuttata, fuori è buio fondo e lo sarà ancora per un pezzo. Io viaggio con una candela accesa, spero che il vento non la spenga.

 

A voi che siete arrivati fin qui nella lettura auguro ogni bene.
Siate felici, se ci riuscite!

 

Immagine d’apertura di Mel Poole by Unsplash

Se magari hai voglia di saperne di più sulle distopie letterarie, ti consiglio di andare a questo  link 

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