Di recente ho rivisto un film uscito qualche anno fa che vale la pena aggiungere all’elenco delle opere che, seppure in modi molto diversi, mettono in scena il rapporto tra uno scrittore fantasma e il suo cliente nel momento in cui sono impegnati nella realizzazione di un romanzo.

the wife ghostwriterA parte il celeberrimo L’uomo nell’ombra di Roman Polanski, il film che più di tutti ha contribuito a far conoscere il lavoro di noi ghostwriter in Italia, in questo sito troverete una rassegna di alcune altre pellicole sul tema:  Lei mi parla ancora, del 2021, regia di Pupi Avati e Una storia senza nome, del 2018, regia di Roberto Andò.

The wife – Vivere nell’ombra è un film del 2017 diretto da Bjorn Runge, la pellicola è stata sceneggiata da Jane Anderson, adattando per il cinema il romanzo del 2003 The Wife scritto da Meg Wolitzer. Nel film una grande Glenn Close ricopre il ruolo di Joan Castleman, donna dotata di un eccezionale talento narrativo che mette al servizio del successo del marito Joe. Infatti,  grazie ai tanti libri scritti dalla moglie di cui si è attribuito la paternità, lui diventa famoso al punto da ricevere la chiamata per ritirare il Nobel per la letteratura. La trama del film si snoda tra le varie tappe del viaggio che porta la coppia alla prestigiosa celebrazione di Stoccolma, dando evidenza ai diversi caratteri dei due: egocentrico narciso, superficiale e pieno di sé è lui, quanto fedele, frustrata e rancorosa è lei, ghostwriter a vita dell’ingrato marito che alla fine arriva a dimenticare, e perfino a negare, di non avere alcun merito per i riconoscimenti che riceve. Joe è un pavone che trascorre il tempo della vita facendo la ruota mentre Joan si confronta con i limiti di un’esistenza trascorsa nella negazione di se stessa. Alla lunga i sentimenti sopiti e repressi rompono gli argini e lei, la moglie talentuosa, la scrittrice fantasma di un solo autore, affronta una battaglia interiore in cui si scontrano la rabbia, il rimpianto per avere buttato via i propri sogni, per gli obblighi di moglie cui si è sentita costretta a soggiacere, la stanchezza per un amore che l’ha delusa, cui ha dedicato la vita. È tentata di rivelare al mondo la verità, lo farà? Non voglio spoilerare, c’è da dire che nel contesto del tempo del racconto, intorno agli anni ’50, forse non avrebbe avuto altra scelta che restare nell’ombra.

The wife è la storia di una donna che non poteva chiedere alla società di riconoscerle il successo che il suo talento meritava. Nel ruolo di scrittrice non sarebbe stata presa sul serio. La storia dimostra anche come corrispondesse a verità il famoso detto: dietro a ogni grande uomo c’è sempre una grande donna; questo valeva almeno fino a un po’ di anni fa. Oggi Joan avrebbe avuto ben altre opportunità, anche in quanto donna e anche se la battaglia per la conquista della parità è tutt’altro che conclusa; in ogni caso, da persona intelligente così come è stata rappresentata, non sarebbe stata schiava di un malinteso senso del dovere verso un individuo che nel film suona come un vuoto a perdere.

Con tanto talento nella nostra società avrebbe magari intrapreso la carriera di scrittrice fantasma di successo e si godrebbe la vita. Da single, naturalmente!

“Tu revisioni, Jo. Fai soltanto quello.
Sono io che sto seduta alla scrivania
otto ore al giorno”. Joan Castleman

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