Nel confronto iniziale tra  il ghostwriter e il potenziale cliente, arriva sempre il momento in cui il narratore pone la fatidica domanda: «Voglio scrivere la mia storia e pubblicarla. Ma venderà? Ci sarà chi avrà voglia di leggere il mio libro?» Di sicuro ci sarà chi lo leggerà e, considerate le recensioni avute dai libri che ho scritto, azzardo anche che piacerà a molti.  Il “venderà?” implica un ragionamento di diverso tipo, anche se i libri scritti dai ghost writer figurano spesso nelle classifiche dei più venduti, ne ho parlato qui.
Intanto ci sono due elementi da considerare: in Italia i lettori sono pochi, di questo dobbiamo prendere atto, inoltre per vendere un libro occorre investire in promozione. Qual è il budget di spesa che il narratore intende mettere a disposizione per la promo online e, magari, anche offline? Ci sarebbe da dire molto altro su questo tema. Per ora valutiamo altri aspetti: ragioniamo sulla storia di cui dovremo scrivere.
Andrew Crofts, forse il più famoso ghostwriter del mondo, in una intervista a La Repubblica del 2014, al giornalista che gli chiedeva quale fosse il segreto per vendere milioni di copie di un libro, rispondeva: “Ci sono due strade. La prima: si racconta ai lettori qualcosa che non sanno, che però agognano di sapere. In questo caso bisogna sorprenderli. E questo è impossibile se non si ha un “high concept” (ossia un’idea forte e facilmente trasmissibile), che si possa riassumere in venticinque parole. Il resto viene da solo. Poi c’è la seconda via: bisogna mettere i lettori a proprio agio e fargli capire che hai intenzione di raccontare quello che si vogliono sentir dire, che si tratti di thriller, romanzo rosa, fantascienza o letteratura erotica. In questo caso, bisogna attenersi strettamente alle regole del genere perché questo tipo di lettori vuole sentirsi al sicuro. E arrivare sani e salvi alla fine del libro. Tutto qui”.
In realtà, nonostante le indicazioni di Crofts siano condivisibili, non è possibile prevedere se un libro avrà successo, ciò vale per qualsiasi romanzo e ancora più nel caso del romanzo autobiografico in cui la storia che lo scrittore fantasma scrive è basata su una trama ispirata a una vicenda reale. La differenza la fanno le caratteristiche della storia da raccontare e il modo in cui lo scrittore la sa interpretare, strutturare e scrivere, romanzandola.  Infatti, se è vero che tutte le vite meritano di essere raccontate, occorre comunque fare dei distinguo.
Lo scrittore deve saper scegliere con grande accortezza tra le storie che gli vengono narrate per molti motivi, non ultimo quello di evitare di tradire le aspettative del narratore, e deve possedere la sensibilità, gli strumenti e l’esperienza per valutare la potenzialità di ciò che gli viene proposto di scrivere.
A volte le pagine più indicate ad accogliere certe narrazioni, comunque bellissime, sono quelle di un diario destinato al chiuso di un cassetto o magari dato in lettura a pochi, fidati amici; altre volte i contenuti della storia sono adatti a una diffusione più ampia e possono ambire alla pubblicazione.
Lo scorrere e l’intrecciarsi di vicende diverse portano messaggi differenti, ma il potenziale di vendibilità di una storia non è una questione di valori rispetto ai contenuti. Occorre guardare soprattutto al tipo di coinvolgimento che ogni narrazione può suscitare nel lettore. Proprio per questo alcune delle storie che scrivo come ghostwriter sono destinate a diventare dei bellissimi libri privati da tramandare di generazione in generazione, mentre altre possono interessare una vasta platea di lettori e, magari, essere diffuse anche oltre i nostri confini.

Immagine dal web_ Snoopy prova a scrivere la sua autobiografia senza un ghostwriter. Incauto!

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