“La storia della memoria è una storia di sguardo; e rimane una storia di sguardo anche se le cose che si devono vedere non ci sono piú”. Citazione da L’invenzione della solitudine di Paul Auster.

Qual è l’obiettivo di chi decide di scrivere un romanzo in cui raccontare la storia della propria vita, un’autobiografia romanzata da realizzare con uno scrittore?
Di sicuro costui vuole dare forma al tempo vissuto ordinandolo e chiudendolo nei confini di un racconto; è un modo per dare senso a un’esistenza. Nella maggior parte dei casi è questo il motivo che spinge chi vuole raccontare di sé ad affrontare un progetto autobiografico mentre la scelta di farlo collaborando con uno scrittore professionista è motivata dall’obiettivo di realizzare un’opera di qualità, che possa ambire alla pubblicazione e diventare un libro a disposizione dei lettori.

Il percorso che il protagonista dell’autobiografia, il narratore, compie nel dialogare con la memoria lo porta a selezionare naturalmente gli eventi che narrerà allo scrittore. Tuttavia egli deve sempre tenere presente che i fatti così come li ricorda sortiscono un intreccio narrativo diverso dalla storia reale. Ciò avviene anche se la premessa al lavoro autobiografico è la voglia di raccontare la verità con onestà e senza abbellimenti.

Lo scrittore raccoglie, ordina e modella i ricordi di ciò che il narratore ha vissuto, dà una forma definitiva alla sua storia, la fissa sulle pagine. Durante il lavoro di dialogo e montaggio della storia il narratore fa un bilancio del passato e apre a nuovi inizi l’orizzonte del futuro. Nascono attese inaspettate e il viaggio che il narratore e lo scrittore compiono insieme diventa un’avventura eccitante.

Ricordando e scrivendo si dimentica che alla fine la storia di ciascuno inciampa in un limite: l’ultima pagina del libro, la parola Fine.

 Immagine dal web: Sculture di carta di Vally Nomidou – Athens, Greece Artist 

Share: