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Scritture&Scrittori

Professione Ghost Writer: un racconto, A’ Metroppoli, scritto da me con Renato Rispoli

Scritture&Scrittori By Giugno 6, 2014 No Comments

Metropolis-webAffidare la storia della propria vita a un ghost writer è un gesto impegnativo che presuppone l’avvio di una relazione intima e coinvolgente tra chi racconta e chi scrive. Il primo deve mettersi al lavoro sui ricordi e il secondo deve dare struttura e coerenza al racconto, individuando lo stile più adatto a ciascun narratore.

“Come verrà la mia storia? Vorrei si leggesse facilmente, mi piacerebbe che non annoiasse, come farai a scriverla?” Queste sono alcune delle tante domande che a volte mi vengono rivolte in tono ansiogeno e altre volte rimangono inespresse, sospese nell’aria, fino alla consegna dei primi capitoli. Per ovvie ragioni di privacy sono tenuta alla riservatezza riguardo alle persone che mi affidano le loro storie di vita, tuttavia ora ho l’opportunità di offrire un esempio di scrittura, un racconto in cui io ho messo la scrittura e il mio co-autore, Renato Rispoli, ha messo la storia.  A’ Metroppoli, questo il titolo del racconto, è liberamente tratto da un episodio che mi è stato raccontato da Rispoli, con cui ho realizzato un memoir, ovvero una biografia romanzata. La narrazione fa riferimento a una vicenda che non ho utilizzato, non c’è nel libro che verrà pubblicato, ma d’accordo con il mio co-autore, abbiamo deciso di dargli vita in un racconto presentato in occasione del Festival Letteratura Milano 2014, nell’ambito dell’evento Metropolis.

A’ Metroppoli è stato pubblicato all’interno di una raccolta di dodici racconti intitolata Metropolis di Le Penne di pollo – AA.VV. La versione e-book del libro è disponibile su Amazon.

Qui è disponibile il racconto in PDF .SDeCiechi_A Metroppoli

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Memorie collettive: La guerra e le bambine di Millo Diana Olga

Scritture&Scrittori By Giugno 5, 2014 No Comments

x0114021140.jpg.pagespeed.ic.t6gpfa0a50-webLa guerra e le bambine (Edizioni Scientifiche Italiane) è una raccolta di testimonianze, una sorta di memoir collettivo che intreccia i ricordi di sedici donne che all’epoca dei fatti narrati erano ancora nel pieno dell’infanzia. Nel libro riecheggiano le emozioni delle sedici bambine che all’improvviso videro gli aerei sfrecciare nel cielo, le bombe cadere e i palazzi crollare in un gioco al massacro in cui i buoni e i cattivi spesso si scambiavano i ruoli. Le bambine corrono nei ricoveri, si rifugiano nelle ville di campagna, attraversano le strade di città o i viottoli di paesi sperduti con occhi sgomenti, ma anche divertiti davanti a quell’insolito spettacolo su cui invano i loro genitori cercano di calare il sipario. Lo scenario in cui muovono le vicende narrate ha come sfondo Roma, Napoli e alcune regioni sia del Sud, come la Calabria e la Sicilia, sia del Nord come l’Emilia. La rappresentazione sapiente che orchestra Millo Diana Olga ci rimanda un piccolo affresco drammatico, ma anche tenero e sorridente, di vita quotidiana dove la presenza del pericolo e gli inevitabili disagi lasciano comunque spazio alla speranza e potenziano quei legami di affetto e di solidarietà che hanno poi aiutato le bambine di allora a diventare le nonne di oggi. Il libro è reso ancora più interessante da alcune foto d’epoca, da pagine di diario e vignette originali del tempo.

 

 

 

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Ricordi&Memorie: La biografia di Massimo Troisi

Scritture&Scrittori By Giugno 4, 2014 No Comments

libro_pavignano-webIn Da domani mi alzo tardi, Edizioni E/O, Anna Pavignano racconta la vita personale e artistica dell’attore che fu il suo compagno immaginando che abbia scelto di ritirarsi a vita privata in una località di campagna, lontano dalla notorietà, da ciò che era stato e anche dalle persone che avevano fatto parte della sua esistenza. Nella realtà, invece, Troisi era morto, com’è noto, nel 1994, dopo aver finito di girare Il Postino.
Il romanzo inizia nel momento in cui, dopo anni di esilio volontario, Massimo Troisi decide di tornare alla sua vecchia casa di Roma per riallacciare il filo con il suo passato. Ma lo imbarazza dover spiegare come e perché se n’è andato, come mai è tornato. All’inizio si chiude nella solitudine poi Gaetano e Anna, il suo amico più caro e la donna con cui ha condiviso anni di lavoro e di amore, lo convincono a ricominciare scrivendo un nuovo film. Per realizzare tale progetto, Anna e Massimo affittano una casa fuori città, dove si trasferiscono insieme. Qui, mentre cercano un’idea per una storia, Massimo scopre che Anna ricorda di lui, molto più di quanto non ricordi egli stesso: la famiglia, gli episodi dell’infanzia che lui le ha raccontato; il lavoro fatto insieme, gli incontri e, soprattutto, ricorda il loro amore. Anna comincia a narrargli ogni cosa, riempiendo i giorni di racconti intensi che portano alla luce non solo gli episodi divertenti e dolorosi della vita che hanno condiviso, ma la personalità, il modo di pensare e anche di far ridere di Massimo. I due ritrovano in questo modo anche il piacere di stare insieme, il loro linguaggio scherzoso, l’allegria e il sentimento che li ha uniti in passato: il loro rapporto sembra ricominciare. Col passare del tempo – un tempo vissuto con pigrizia, alzandosi tardi, stando sveglio fino a notte inoltrata ad ascoltare i racconti che lo riguardano – Massimo si coinvolge e comincia lui stesso a ricordare e a parlare di sé, riuscendo in questo modo a ritrovare il filo della propria esistenza.

 

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Il senso di una storia: La maestra di Kabul di Carlo Annese, Selene Biffi

Scritture&Scrittori By Maggio 22, 2014 No Comments

La-Maestra-di-kabul-web«C’era e non c’era» (così cominciano le storie nella tradizione afghana) una ragazza italiana che voleva cambiare il mondo. Una favola? Sì, ma non troppo lontana dalla realtà. Perché Selene Biffi in fondo sa come si può cambiare il mondo, un’idea alla volta. Quando, nel 2013, torna in Afghanistan dopo una prima esperienza con l’Onu, ha progetti chiari e coraggio da vendere. Selene fa un lavoro strano: crea start-up sociali, imprese con fini umanitari. E a Kabul vuole aprire una scuola. L’Afghanistan è un Paese con un tasso di analfabetismo pari quasi all’80%; un Paese in cui gli insegnamenti e la cultura si tramandano di generazione in generazione spesso soltanto attraverso il racconto orale. Ed è un Paese devastato, in cerca di una nuova identità che, forse, si può ricostruire dalle radici. Quindi – si chiede Selene – perché non partire dalla tradizione, insegnando ai giovani a «raccontare storie»? Come nelle favole, la protagonista deve superare molte prove: combatte contro una società che alle donne riserva sempre un posto nelle ultime file, sfida burocrazia e corruzione, scampa a un attentato. Ogni volta che è sul punto di mollare, trova un motivo per andare avanti: il professore-teatrante innamorato di Dario Fo, la sorpresa di entrare per caso in un negozio di aquiloni, lo sguardo di ringraziamento di un allievo fiero di aver appreso «la forza di alzarsi in piedi e parlare». La maestra di Kabul (Sperling&Kupfer)  è una storia di determinazione e coraggio, umanità e passione, che mostra il volto più sano della cooperazione internazionale, quella fatta da chi ci crede, che rischia sulla propria pelle, che è convinto che cambiare il mondo si può, semplicemente cominciando a farlo.

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Il senso di una storia: Un giorno sull’isola di Concita De Gregorio

Scritture&Scrittori By Maggio 19, 2014 No Comments

Concita-De-Gregorio-webUn giorno sull’isola, l’ultimo libro di Concita De Gregorio, edito da Einaudi, si basa su un escamotage narrativo che permette a madre e figlio di raccontare insieme ciò che hanno vissuto. Ed è proprio sulla narrazione fatta “insieme” che sta il cuore del libro, l’insegnamento che trasmette.

Madre e figlio siedono allo stesso tavolo, una di fronte all’altro. Scrivono. Cercano una storia smarrita. Trovano un luogo che non c’era, il piacere del tempo perso. Si incontrano in una lingua comune, nel gioco del racconto.

CONCITA L’amore agisce, non prende appunti. Non dovevo piú scrivere di Lorenzo. Dovevo scrivere con Lorenzo. Colmare la distanza tra di noi cosí, scambiandoci le parole per vedere dove ci avrebbero portato. Ho imparato le sue, ho messo sul tavolo le mie.

LORENZO Ho inventato questa storia giocando con mio nonno, molti anni fa. Una storia di vita, di morte, soprattutto di scelte. Era il nostro segreto. Poi sono rimasto solo a custodirla e l’ho persa. Undici anni dopo sono tornato a cercarla con mia madre, la figlia di nonno.

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Le case, i luoghi della vita e della memoria – Case di Ermanno Bencivenga

Scritture&Scrittori By Maggio 16, 2014 No Comments

Ermanno-webFino ad oggi in ciascuna delle storie di vita che ho raccolto come ghost writer, c’è sempre stata almeno una casa a rappresentare una parte importante delle vicende narrate. Qualche volta era il teatro di scena, il fondale oppure un punto d’arrivo o un luogo da cui fuggire, più spesso il rifugio a cui tornare. Per questo sono sempre curiosa di leggere i libri che parlano delle case, del loro essere presenti nelle vite degli altri e nel determinare più spesso di quanto pensiamo i loro destini.

Ermanno Bencivenga, professore di filosofia all’Università di California (Irvine) e logico di fama, con Case (Cairo Publishing) propone sei racconti che si muovono in un territorio cui siamo davvero intimamente affezionati, quello della casa. La scrittura è precisa, puntuale e avvolgente, ci conduce subito in quegli ambienti, li facciamo nostri e li sentiamo amici o nemici, a seconda del caso. La casa di proprietà è sempre stata in cima ai sogni degli italiani, ma il legame con lo spazio al di là del confine della porta che separa la vita di ciascuno di noi dalle altre, va ben oltre il vantaggio del possesso materiale di quattro mura. Lo descrive magistralmente Bencivenga fin dal primo racconto in cui alcuni arredi dello splendido salone dell’appartamento milanese dei coniugi Dadda, esprimono un carattere che travalica quello dei proprietari, “… poggiava  agguerrito un tavolo da pranzo in legno massiccio …”  cui si aggiungono altri elementi funzionali per determinare l’offerta di almeno tre diverse ipotesi di vita. Il salone in questo caso è “la cifra, l’archetipo, il paradigma” del loro mondo, il palcoscenico in cui viene esibito l’evolversi della vita familiare, il piacere, il successo anche sociale e la realizzazione personale fino al primo malessere per l’incombenza dei figli adolescenti che diventano appendici estranee e noiose, fuori posto nel salone ove tutto è perfetto.  I padroni di casa alla fine non riconosceranno neppure il limite della loro decadenza.

Case-webLa prestigiosa villa nei dintorni di Genova, il sogno di Antonietta e Raffaele Iovine reso reale grazie a un imbroglio, è solo lo strumento per favorire la scalata sociale di chi ha investito sul possesso materiale e non su se stesso, un mezzo per conquistare il rispetto degli altri e il successo sociale, comunque fasulli. Un fallimento percepito dalla coppia, ma di fatto negato di fronte al riconoscimento ottenuto dalla casa.

Volterra. L’illusione di un attimo, un deviare dal proprio sentire. Luca Spiazzi, docente di economia e donnaiolo, quasi indifferente alla vita in cui è calato, ha sempre inteso la casa di proprietà come la catena a un modello di vita stabile. Lui non ha bisogno di mettere radici, di avere una cuccia cui tornare. Mente a se stesso restando in affitto, provvisorio, dentro una normalità cui finge di non appartenere. Un giorno è tentato di cedere a una casa dentro un paesaggio. È un attimo. Ritorna subito a quell’idea di provvisorietà che lo lascia libero di partire quando vuole per un viaggio dentro un’altra vita che forse non farà mai.

Il cemento al posto dei prati e anche nel cuore. Questo, ambientato a Roma, è il racconto forse più amaro. L’appartamento superaccessoriato rende schiavo Stefano, un giovane vecchio dentro, che affronta una vita di sacrifici e rinunce per mantenere una casa che non può permettersi, una vita negata a causa della casa.

A Reggio Calabria la penna di Bencivenga dipinge l’affresco di una società isolata, ormai in rovina. I nobili padroni di una storica dimora, chiusi in un ottundimento definitivo che preclude qualsiasi possibilità di salvezza, soccombono. I giovani di solito se ne vanno, fuggono perché non hanno altra scelta. Chi resta, come Pina, all’inizio una donna vitale e piena di attese, finisce divorata dalla casa patrizia. Infatti, acquisito il titolo di Donna Pina le verrà negata la possibilità di un riscatto e finirà per consolarsi con il cibo, inghiottita dal lato oscuro della casa. Il palazzo, come le case dei racconti precedenti, attende di tornare a nuova vita andando oltre chi in passato gli fu padrone. Vincono le case, quasi sempre.

Nel racconto che chiude la raccolta c’è una casa che perde la partita. Narra la storia di Demetrio, un emigrante che ha lasciato l’abitazione ereditata dal padre a San Giovanni in Fiore, un paese della Sila. Per Demetrio la casa, costruita dal genitore come segno di riconoscimento della propria fortuna presso i compaesani, è una prigione. Allora lui sceglie la libertà, emigra a New York e va ad abitare in un sobborgo di Queens. Lascia indietro l’edificio che si degrada lentamente e di cui resteranno a imperitura memoria solo gli infissi di alluminio. A Demetrio va il merito di una scelta coraggiosa che lo porterà a vivere nel bene e nel male “fuori di casa”. Infatti, non ne avrà mai una intesa nel senso italiano, e non solo, del termine.

 

 

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