La Scozia punta a educare i piccoli lettori già dalla culla e non è un modo di dire. Tra pochi giorni, il 7 settembre parte il progetto pilota di Glasgow Life, pensato per avvicinare i più piccoli alla lettura. Oltre 2 mila bambini infatti, provenienti dalle sei aree della città di Glasgow caratterizzate dai tassi di alfabetizzazione più bassi, diventeranno automaticamente tesserati della propria biblioteca di riferimento. Le finestre di accesso per l’adesione al progetto sono quella dei 3-4 anni, quella dell’iscrizione in P1 (corrispondente al primo anno della nostra scuola primaria) e quella alla nascita.
Il governo scozzese ha stanziato 80 mila sterline per il progetto e l’idea è quella di enfatizzare il ruolo di porta d’ingresso all’informazione che le biblioteche rivestono soprattutto per le aree urbane più culturalmente depresse, altrimenti tagliate fuori dal circuito della conoscenza. L’accesso agevole, gratuito e in giovanissima età a libri e materiali didattici aiuterà i bambini a sviluppare e coltivare l’entusiasmo nei confronti del sapere e della lettura. L’assessore Archie Graham, presidente di Glasgow Life, sottolinea come l’avvicinamento dei piccolissimi alla lettura e alle biblioteche, oltre a migliorarne il livello di alfabetizzazione, ne condizioni in positivo la crescita, instradandoli lungo il percorso della conoscenza e dell’istruzione, della ricerca di un lavoro soddisfacente e del raggiungimento di un futuro felice. Fonte http://bit.ly/1Et6te9


Torno a casa e c’è un pacco che mi aspetta, un pacco che non attendevo. Confesso che le soprese mi sono sempre piaciute e l’emozione che provo, quella curiosità tesa che mi fa prudere il naso e acuire i sensi, è ancora la stessa di quando avevo solo cinque o sei anni. Un regalo inatteso è comunque una festa. Il pacco è grande e marrone, chiuso con il nastro adesivo largo, insomma è un pacco vero, non un pacchettino e pesa quel che deve pesare un pacco di quelle dimensioni, né troppo, né troppo poco. Lo deposito sul tappeto all’ingresso. È caldo, del resto fuori ci sono 36 gradi, ragiono mentre vado a cercare le forbici per incidere il nastro e separare i lembi di cartone. La sorpresa è davvero riuscita: pasta, pacchi di pasta di misure e forme diverse, una pasta speciale e ancora più preziosa perché il dono mi arriva da una nuova amica che abita lontana, in Sicilia, a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa. Angela è una giovane donna, conosciuta per caso in una calda notte di luglio, in un città Toscana, Siena, che ci ha ospitato entrambe per qualche giorno. Lei era con il marito, una bella coppia, tre figli maschi a casa, con i nonni. Abbiamo chiacchierato per una manciata di ore fino a notte fonda. La simpatia, la cordialità, la passione isolana erano nello spirito di queste persone, due sconosciuti, eppure vicini. Lui, la tradizione, e lei, il futuro, ambedue coraggiosi. Abbiamo parlato, come estranei, di cose futili e poi siamo scivolati nelle confidenze di questioni più intime, come capita talvolta in viaggio. Angela ha lanciato un richiamo al senso della sua terra, ricordando la storia di Vincenzo Rabito in Terra matta, un’autobiografia famosa che ben conosco, perché scrivere autobiografie romanzate è il mio mestiere. E infine, mi ha raccontato della produzione di questa pasta artigianale, risultato di un grano antico, un lavoro che per la giovane coppia più che un business è un tributo al luogo in cui sono nati, prodotta in modo artigianale con una cura antica, qualcosa di prezioso che oggi c’è e, quasi certamente, domani resterà solo un ricordo. Grazie per un incontro che valeva la pena di fare e di raccontare.
A volte ci sono notizie con contengono una fiammella di speranza in un futuro migliore. Tra queste quella che riguarda un progetto bolognese, promosso da Etta Polico nella sua qualità di presidente dall’associazione ”Serendippo”, una parola inconsueta, un termine di origine araba che definisce lo stupore di fare una scoperta casuale. Etta Polico, laureata in lingua cinese e che proprio in Cina ha vissuto per un lungo periodo, ha messo a disposizione un appartamento adiacente a quello in cui lei abita, in via Mascarella a Bologna, dopo averlo trasformato in una casa-biblioteca aperta a tutti, per la libera consultazione dei libri qui raccolti: circa 4.000 volumi di storia, geografia, economia, alcuni sono rari manoscritti originali, riguardanti l’Asia e l’Africa. L’appartamento, ubicato nel cuore della Bologna universitaria, custodisce rari manoscritti cinesi del Seicento oltre a pubblicazioni dal dialetto berbero. Nei piani di sviluppo del progetto è previsto che la Casa Biblioteca venga ulteriormente trasformata in un bed&breakfast. Bologna ancora una volta insegna nuovi percorsi per fare cultura, speriamo sia solo un inizio, d’esempio per altri.
Mi piacciono i cappelli e ne possiedo una discreta collezione. Alcuni sono vecchi cappelli “di famiglia”, più che altro reperti che appartengono alla biografia della nonna e, nonostante gli ammacchi del tempo, restano un segno tangibile della memoria cui non intendo rinunciare. Gli altri, quelli che ho scelto e comperato per me, li indosso di rado perché spesso li trovo poco pratici. Parlo di cappelli veri, non di berretti, ma di modelli con la veletta, a tesa larga, sombreri, cilindri, pagliette e colbacchi, tube e, naturalmente, i borsalino perché amo anche i cappelli da uomo. Già il poterli provare, giocare davanti a uno specchio cambiando foggia e colore, mi mette di buonumore. Ogni copricapo mi trasforma nel personaggio di una storia che in qualche modo, anche se di fantasia, mi appartiene. Sì, lo so, forse è un atteggiamento un po’ bambinesco, ma è così piacevole! Il tornare indietro nel tempo attraverso un oggetto che ci è caro, ci aiuta a frugare nel passato per ricostruire qualche pezzetto della nostra storia, casomai volessimo tentare l’esperimento di riordinare i ricordi di una vita per la nostra autobiografia romanzata.