Aumenta il volume delle polemiche sull’utilizzo dello schwa, il simbolo “ǝ” che nell’alfabeto fonetico internazionale designa la vocale centrale media, ora usata da coloro che hanno deciso di adottare un linguaggio più inclusivo: per esempio…
L’indice è un elemento di attenta riflessione per molti autori. Io lo curo così come il testo e non ho una regola fissa nella sua redazione, lo vario in modo coerente alle necessità della narrazione, a come la sento, ai personaggi che la abitano…
Nulla è facile, nulla e scontato nella scrittura di sé. Occorre essere consapevoli dell’avventura che si sta per intraprendere, misurarne gli effetti e mettere in conto le eventuali conseguenze…
Quando inizio a scrivere un nuovo libro mi dimentico di tutto quello che ho intorno, e di questi tempi è una grande fortuna. Più il narratore e la storia sono complessi, più mi stimola la sfida…
Prendo spunto da un testo di Edoardo Zuccato, “Serve “sembrare scrittori” per esserlo?” uscito su l’Indiscreto, e faccio un passo di lato per un’ulteriore riflessione sulla dilagante voglia di scrivere di sé…
Lo schwa è un segno grafico che possiamo adottare al posto del plurale maschile indifferenziato per rivolgerci a una moltitudine di persone differenti: donne, uomini, appartenenti alla comunità LGBTQ+….
In un progetto di scrittura autobiografica il protagonista include anche stralci delle storie di altri: amici, nemici, amanti, parenti. La famiglia, che paura! Come reagiranno costoro riconoscendosi nelle vesti di inconsapevoli personaggi di un libro?