Samuele Bersani ha composto e interpretato con Pacifico la canzone “Le storie che non conosci”, la colonna sonora di #ioleggoperché, il progetto nazionale di promozione del libro e della lettura organizzato dall’AIE. “Una storia che non conosci non è mai di seconda mano / è come un viaggio improvvisato a chilometraggio illimitato / una storia in cui tu ti specchi con i tuoi occhi da marziano / e’ come una lanterna magica che non si ferma”, cita il testo chimerico: è la storia di un libro che attraverso la sua vita racconta i mari dell’immaginazione. È un corpo di carta che assorbe un tempo indeterminato e l’esperienza dei vissuti umani. Un libro che racconta una storia sempre nuova per chi lo scopre. Ad accompagnare l’uscita di “Le storie che non conosci”, un video firmato da AreaVideo. Si tratta di un vero e proprio slogan per tutta la campagna di promozione del progetto, che gli artisti hanno realizzato a titolo gratuito. “Le storie che non conosci non sono mai di seconda mano” è la frase-ritornello che nel finale chiude la canzone, cantata da Francesco Guccini: il grande omaggio di uno straordinario cantautore, che ha deciso di tornare eccezionalmente a cantare solo “per amore dei libri”. Dal 10 aprile la canzone è scaricabile su tutti gli store digitali: il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza alla Fondazione LIA www.fondazionelia.org per finanziare laboratori di lettura per bambini non vedenti e ipovedenti a Bologna.
In disaccordo con la decisione europea, I ministri della cultura Dario Franceschini, Fleur Pellerin (Francia), Monika Grutters (Germania) e Malgorzata Omnilanowska (Polonia) hanno redatto una dichiarazione congiunta nella quale ribadiscono che a definire il libro è il contenuto e non la forma o il modo con il quale il lettore accede ad essi. Ancora meglio hanno allargato la proposta per sollecitare l’Europa a consentire aliquote Iva ridotte per tutti i libri, siano essi a stampa o digitali e affinché ponga in atto una strategia «per promuovere un più ampio accesso alla conoscenza, alla cultura e alla promozione della diversità culturale. Attraverso l’inclusione di questa evoluzione nella strategia europea, da noi fortemente sostenuta e difesa, si porrà fine alla discriminazione ingiustificata nei confronti degli e-books».
È stato un caso, mi ha invitato un’amica: “Ho due biglietti a disposizione”. “Okkei – ci siamo dette -. Allora si va per forza!”. Però non eravamo troppo convinte di assistere al concerto di Joan Baez, settantaquattro anni, di giovedì scorso a Milano. A posteriori riconosco che la mia mancanza d’entusiasmo era immotivata. All’inizio ritrovarmi confusa in mezzo a un pubblico composto quasi esclusivamente da pantere grigie (dopo i sessanta) e qualche diversamente green (dopo i cinquanta), mi ha dato un po’ di disagio. La mia età è nella media, ma continuo a sentirmi una ragazza, dentro. Poi, quando è arrivata Joan ed è iniziato il concerto tutti sono tornati giovani all’improvviso, immersi in un tempo diverso e lontano. La voce della Baez, le canzoni che ha proposto, hanno suscitato una struggente nostalgia, ma l’usignolo di Woodstock con la lunga sciarpa rossa ha trasmesso anche molta energia. Il suo impegno a favore dei diritti civili e della pace è confermato nella selezione delle canzoni che spesso ha introdotto in italiano, leggendo da un foglio. “Questa canzone è dedicata alla gente coraggiosa della Val di Susa” ha detto a un certo punto e ha attaccato Joe Hill, il pezzo sull’attivista americano giustiziato cent’anni fa, quello che Baez ha interpretato a Woodstock e che ora è diventato un inno per i No Tav. Tra i brani proposti God is god, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, Farewell, Angelina, It’s all over now, baby blue, Un mondo d’amore e Blowin’ in the wind. Pubblico caldissimo, tifo da stadio.
Ben venga l’iniziativa di Luca Fadda, che chiede l’ammissione dei libri in formato digitale al premio Strega, Gli e-book sono libri a tutti gli effetti e la loro diffusione è destinata a crescere. Il futuro è fatto di libri digitali e libri di carta, questo è certo, anche se è difficile ipotizzare come si divideranno il mercato. Del resto possiamo pensare che, allo stesso modo, in futuro coesisteranno gli editori tradizionali grandi, medi e piccoli e si faranno avanti i micro-editori, intesi come gli auto-pubblicati per scelta che, in modo autonomo, proporranno opere di qualità.
Per diffondere l’iniziativa di Fadda l’hashtag #StregaDigitale, altre info su http://www.blog.lucafadda.it/
Per primi si erano mossi Francia e Lussemburgo per attribuire agli e-book lo status di libro a tutti gli effetti, l’Italia si era accodata con la campagna #UnLibroèUnLibro, sostenuta anche dal Ministro dei Beni Culturali Franceschini. Ora la Corte di Giustizia Europea ha sentenziato che gli e-book sono servizi elettronici quindi l’Iva agevolata non è applicabile. Francia e Lussemburgo dovranno ripristinare l’IVA corretta sugli eBook ed è facile immaginare che a noi toccherà la stessa sorte. La risposta degli editori italiani e delle altre associazioni europee e internazionali alla sentenza della Corte di Giustizia UE che condanna la Francia per aver equiparato l’IVA tra libri ed ebook è una lettera aperta al presidente della Commissione Junker, al presidente del Parlamento europeo Schultz e al presidente del Consiglio europeo Tusk affinché si intervenga sulla direttiva comunitaria per eliminare la stortura che penalizza lo sviluppo del libro e della lettura nell’intero continente. Un testo proposto dalla Federazione degli Editori Europei (FEP), dalla Federazione delle associazioni europee degli scrittori (EWC) e dalla Federazione europea e internazionale dei librai (EIBF)e sottoscritto dal presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo: “Noi, rappresentanti del mondo del libro, siamo fermamente convinti – recita il testo della lettera – che il valore di un libro non dipenda dal suo formato o dal modo in cui i lettori vi accedano. Per questo sollecitiamo la UE ad agire rapidamente per modificare la legislazione in materia, per consentirne l’adeguamento al progresso tecnologico e per rimuovere un serio ostacolo allo sviluppo del mercato e-book. Un’iniziativa della Commissione in questa direzione si inserirebbe nel suo programma di lavoro in cui si afferma che “le barriere al digitale sono barriere all’occupazione, alla crescita e al progresso”. “L’Italia ha già fatto la propria scelta verso una equiparazione delle forme di lettura – ha commentato Polillo- ma da cittadini ed imprenditori europei pretendiamo che anche l’UE affronti la questione in maniera definitiva consentendo agli Stati membri di sancire una verità a nostro avviso inconfutabile: un libro è un libro”. (http://www.aie.it)
Grazie all’innovazione digitale e in parte anche alle necessità indotte dalla crisi, l’editoria è diventato un settore ad alta innovazione ed è in continua evoluzione. Il self-publishing, una delle novità più clamorose in questo campo, rappresenta una modalità in cui l’autore è anche l’editore di se stesso e in quanto tale deve assolverne tutte le funzioni. Le piattaforme di servizio ai self-publisher fino a ieri hanno spesso rappresentato una sorta di buco nero che inghiottiva di tutto: testi scritti in un italiano sciatto, trame improbabili o scopiazzate, errori di battitura per non dire di certe impaginazioni e delle copertine rimediate in casa. Un mercato che ha dato ripetute fregature ai lettori. Ora però qualcosa è mutato. All’interno di questa modalità di pubblicazione sono cominciati i distinguo e la qualità è ciò che, come sempre, fa la differenza. Sono sempre di più i Self-Publisher che propongono opere originali e ben scritte, risultato di un serio impegno, di un editing accurato e che vengono presentate in modo professionale. In qualche caso la qualità di questi libri è superiore a quella di prodotti editati da case editrici di rilievo. La distribuzione attraverso piattaforme quali ad esempio, Amazon Kdp (Kindle Direct Publishing), Smashwords e altri consente di andare ben oltre i confini del nostro Paese. Inoltre non sono solo gli esordienti a prodursi in maniera indipendente, anche diversi scrittori già affermati hanno imboccato questa strada. Il self-publishing non è più visto come un ripiego, ma è accreditato culturalmente tanto da essere diventato un’opzione concreta per qualsiasi autore. Adesso per i self-publisher che operano in qualità, diventa imperativo dare evidenza al proprio libro promuovendolo in maniera adeguata. Un’attività necessaria e irrinunciabile se si vuole fare conoscere la propria opera. Per questo occorre che l’autore si metta in gioco, che costruisca la sua piattaforma online, che abbia un seguito sui blog e sui social network.
Da marzo a ottobre 2015
Milano sarà la prima Città del Libro della storia e lo sarà durante l’anno in cui ospita l’Expo, nel 2016 il testimone sarà passato a un’altra città. L’investitura di Milano come prima Città del Libro è stata sostenuta dai promotori della Rete della Città del Libro (il Centro per il libro e la lettura, l’ANCI e la Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura di Torino), dal Comune di Milano e dal Comitato promotore di BookCity e porterà a un’azione coordinata e sistemica di moltiplicazione delle occasioni di contatto e di conoscenza fra i lettori e chi scrive, produce, vende, presta, conserva, traduce e legge libri, con l’obiettivo di ridare valore all’atto di leggere e propulsione all’editoria. La città ospiterà quindi, da marzo a ottobre, un ricco programma di manifestazioni di grande visibilità nazionale. A marzo è previsto un incontro delle Città del libro; in aprile verrà dato spazio a un grande progetto nazionale di promozione della lettura rivolto ai non lettori, basato sulla partecipazione attiva dei lettori come ambasciatori; a maggio si svolgerà la Bibliopride, Giornata nazionale delle Biblioteche; in giugno è prevista l’iniziativa Letti di notte e a settembre la mostra Milan, a place to read. Infine, in ottobre si svolgerà l’evento nazionale per il lancio di Libriamoci nelle scuole oltre a un’edizione di Bookcity speciale internazionale per Expo.