Ho bisogno di una boccata d’aria, di distrarmi. È una di quelle giornata in cui mi sveglio con un senso di vuoto dentro lo stomaco. Prendo il caffè, qualche biscotto, spero che passi. Aggiungo uno yogurt, ma niente da fare…
Eravamo un punto cruciale. Jacopo doveva prendere una decisione che avrebbe influenzato tutta la sua vita. Cercavo di trattenere il fiato per non disturbare i suoi pensieri. Mi sentivo male per lui, un errore adesso sarebbe costato caro.
Molti mi chiedono perché, se lavoro come ghost writer, firmo i libri che scrivo e quindi il mio nome appare sulla copertina. Insomma, che razza di scrittore fantasma sono, se poi mi manifesto con nome e cognome invece di restare…
Una sedicente agenzia letteraria/service editoriale/editore/ ha deciso di aggiungere alla propria offerta anche il servizio di ghostwriting e ha fatto copia e incolla sul suo sito di un testo preso da una pagina del mio. Il fatto…
Jacopo aveva bisogno di tempo. «Sai che facciamo? Vieni da me e mangiamo qualcosa, così parliamo con calma.» «Andiamo in un bar qui vicino» aveva proposto invece lui. «Non posso.» Intanto controllavo le notifiche…
Mezz’ora dopo ero già in macchina, l’aria condizionata a manetta, diretta verso quel paesone di periferia che è “quasi Milano”. Non avevo idea di dove fosse l’officina del padre di Jacopo. Il centro, dove finiva l’asfalto…
Erano passati parecchi giorni, quasi avevo smesso di pensarci, avevo relegato Jacopo in una zona d’ombra, quella in cui metto spunti, riflessioni, fatti utili per un racconto, tutto insieme a decantare dentro la mia testa…