L’indice è un elemento di attenta riflessione per molti autori. Io lo curo così come il testo e non ho una regola fissa nella sua redazione, lo vario in modo coerente alle necessità della narrazione, a come la sento, ai personaggi che la abitano…
Parecchi editori hanno chiuso i cancelli per salvarsi dalla valanga di manoscritti da cui ogni giorno sono sommersi; per rendersene conto basta curiosare nei siti delle case editrici, tra le pagine dedicate alle istruzioni per l’invio delle nuove proposte…
Nulla è facile, nulla e scontato nella scrittura di sé. Occorre essere consapevoli dell’avventura che si sta per intraprendere, misurarne gli effetti e mettere in conto le eventuali conseguenze…
Quando inizio a scrivere un nuovo libro mi dimentico di tutto quello che ho intorno, e di questi tempi è una grande fortuna. Più il narratore e la storia sono complessi, più mi stimola la sfida…
Prendo spunto da un testo di Edoardo Zuccato, “Serve “sembrare scrittori” per esserlo?” uscito su l’Indiscreto, e faccio un passo di lato per un’ulteriore riflessione sulla dilagante voglia di scrivere di sé…
In un progetto di scrittura autobiografica il protagonista include anche stralci delle storie di altri: amici, nemici, amanti, parenti. La famiglia, che paura! Come reagiranno costoro riconoscendosi nelle vesti di inconsapevoli personaggi di un libro?
Cos’è per voi la pazienza? I miei amici più stretti, quelli che mi conoscono bene, mi hanno dato un soprannome curioso: per loro io sono “Prestocheètardi!”. È un modo di dire che mi corrisponde appieno, infatti una volta impostato…