Nell’introduzione John Freeman scrive: Leggere è un atto politico, una questione etica; lo è sempre stata, ma più che mai adesso che i governi sfoderano la violenza contro chi non rientra nella definizione più pura di cittadino e la democrazia…
Dice Martin Amis: “Come scrittore devi mostrare al lettore che hai il controllo, che hai una struttura. La struttura è così importante, perché rappresenta il timone della narrazione, ti guiderà. Attraverso una struttura ben congegnata lo scrittore…”
Io ghostwriter dico al mio narratore: sono qui per ascoltare la tua voce partecipando alla tua fatica nel riattraversare ricordi difficili, rispettando il tuo dolore, sorridendo e ridendo con te, condividendo i silenzi che pesano più delle parole…
Non ho alcuna simpatia per i dilettanti allo sbaraglio, qualsiasi direzione seguano, quindi sto stretta dentro questo tempo in cui l’ignoranza è un vanto e sono tanti quelli del “dai, proviamo, che vuoi che sia”. Quando poi vengono a pietire…
Io cerco buone storie che valga la pena raccontare. Mi piace lavorare su storie ispirate dalla realtà, tradurre in un romanzo le vicende reali che mi racconta chi ne è stato protagonista e combinare la sua voce con la mia capacità narrativa…
Se ami gli animali, nel mio caso i cani in particolare, se hai una lunga consuetudine di vita con loro, ne impari il linguaggio. Il rapporto è alla pari tra due esseri viventi per cui cade perfino la differenza di razza. Credo la pensi così anche Marcoaldi…
A New York per presentare “Il mio ultimo anno a New York”, ho parlato del mio modo di fare ghostwriting per scrivere un romanzo basato su vicende reali e di come lo stile di scrittura debba essere coinvolgente per conquistare i lettori…